Lunedì, 10 febbraio
2014. Siamo davvero in tanti e sparsi per il mondo, i matti. Di
sicuro ce n'è uno, che ancora non mi restituisce il fuoribordo
perché ha prolungato il soggiorno alle Filippine. Stamattina sono
andato al cantiere e ho ricevuto la bella notizia. Il meccanico non
tornerà prima della fine del mese. Secondo il precedente bollettino
avrebbe dovuto essere di ritorno per la fine di gennaio. Sarà colpa
di un irresistibile appeal della sua Carmenzuola filippina. Sono
sicuro che chiunque mi capirebbe se dicessi che neanche dieci paia di
buoi potrebbero trascinarlo via o comunque distoglierlo dalle sue
attuali incombenze. Chinar la fronte davanti alla fatalità, che
altro? Lotito, presidente della Lazio, parlando dell'incontro di
ritorno per la semifinale di Coppa Italia tra Roma e Napoli, dice
che tiferà per il Napoli. Perché ha la maglia dello stesso colore
della Lazio, dice. Domanda: Che cazzo c'entra il colore della maglia?
Laziali e romanisti, relative tifoserie incluse, da decenni si
trattengono a fatica dallo sbranarsi. Pulsioni beluine che non
riguardano i presidenti? In tal caso, ritiro la domanda. Però la
faccenda del colore della maglia non mi convince.
E' il momento dei
geologi, dei meteorologi, e di non so chi altri. Sono tutti lì, ad
alternarsi sul monitor, per spiegare alla “gente comune” come da
un bel po' di tempo ci hanno battezzato i mezzi busti, che però
hanno recuperato l'altra metà e anche qualcosa in più perché ora
si presentano tutti interi, a spiegare, dicevo, perché l'Italia, da
nord a sud, si sta sfaldando come un castello di sabbia aggredito
sulla riva dall'onda. Pare che le precipitazioni, rispetto a non so
quale anno del passato, siano aumentate di nove volte. Il numero di
tonnellate di acqua che appesantiscono un ettaro di terreno fa paura.
Aumenta di continuo il numero delle case distrutte, di altre
inagibili, alcune in bilico sull'orlo di voragini terrificanti,
aumentano gli allarmi, molto spesso tardivi, per il pericolo di
straripamento di fiumi e torrenti. Senza alcun possibile allarme
crollano colline, trascinandosi a valle, insieme ai detriti, case e
“gente comune”. L'espressione che riecheggia dall'uno all'altro
di questi convegni funebri televisivi, officiati dai già menzionati
esperti, è “mancata prevenzione”. Ma cos'è la prevenzione, una
parola nuova? C'era anche prima che si susseguissero tanti disastri,
oppure no? Se c'era, come è vero che c'era, perché mai questi
officianti vengono chiamati in tv solo dopo i funerali? Non sarebbe
meglio ascoltarli prima e soprattutto farli ascoltare prima dei
decessi? Se esiste una prevenzione mancata ci sarà pure qualcuno
preposto alla prevenzione dovuta, e allora, la domanda che piomba
sulle corde vocali come una meteora fuori controllo suona certamente:
Chi cazzo è costui? O
meglio: Chi cazzo sono costoro? Politici,
naturalmente, purtroppo irrimediabilmente orbi di un nome e un
cognome.
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